Libri



 
Cristina Donnini
Il pianoforte a quattro mani
Storia e didattica
 
Editore:  EurArte , Varenna  2010
Strumenti: Teoria musicale
Codice: EA P0750
Collana: Didattica
Prezzo: € 22,00
Pagine: 135
Rilegatura: Brossura
 
Premessa
Questo studio nasce per due diversi motivi: in primo luogo per realizzare un ’ analisi delle origini storico-musicali del pianoforte a quattro mani e del suo sviluppo attraverso i secoli, fino ai nostri giorni, con particolare riferimento agli autori che hanno scritto per questo organico e alle opere che gli hanno dato vita e in secondo luogo per sottolinearne la grande utilità didattica.
Il fatto singolare e di cui non riesco a trovare una giustificazione plausibile è la mancanza ad oggi di trattati storici e didattici che analizzino a fondo il percorso, le caratteristiche e le problematiche che riguardano il pianoforte, nel momento in cui è suonato da due esecutori ai lati opposti della tastiera.
In fondo si tratta di una pratica che affonda le sue radici nel XVI secolo, che ha trovato gradualmente diffusione in tutto il continente europeo attraverso i tre secoli successivi, fino ai nostri giorni, ed ha avuto pieno sviluppo e fulgore nei primi decenni del XIX secolo.
Grandi autori hanno dedicato pagine di inestimabile bellezza al pianoforte a quattro mani: composizioni destinate a pianisti di differenti livelli di preparazione e nate con funzioni ben diverse, ovvero come puro diletto degli esecutori, come approccio alla conoscenza dei grandi lavori orchestrali e cameristici e come strumento didattico-educativo per avvicinare in maniera ludica i giovani pianisti alla musica d ’ insieme.
Non dimentichiamo poi che il pianoforte a quattro mani permette agli esecutori di condividere non solo lo stesso spartito, ma addirittura lo stesso strumento, fatto senza dubbio unico e senza precedenti nella storia di qualsiasi altro strumento musicale!
A maggior ragione è possibile quindi rimanere incuriositi di fronte alla singolare letteratura per pianoforte che accosta sulla stessa tastiera ben sei o addirittura otto mani, o in cui il quattro mani rappresenta un ’ unica identità e viene pertanto accostato ad altri organici strumentali.
In tutti questi casi ciò che emerge in maniera evidente e che ne costituisce il valore aggiuntivo rispetto al repertorio per pianoforte solo è proprio la capacità di creare un legame senza pari fra gli esecutori e di sensibilizzarli alla pratica e alle problematiche del suonare in ensemble.
Ma perché è tanto importante la pratica della musica d’ insieme, in particolar modo all’interno di un percorso di studi musicali?
• In primo luogo, come già accennato, si crea una stretta “dipendenza” fra i soggetti coinvolti; infatti i musicisti, per riuscire ad eseguire i brani devono lavorare in maniera collaborativa per un fine comune, creando un rapporto di reciproca fiducia e rispetto.
• Inoltre il lavoro d ’ insieme “responsabilizza” i singoli esecutori, che si sentono “in dovere” di conoscere e saper eseguire la propria parte, per non compromettere il risultato globale della performance.
• La competizione fra strumentisti può così trasformarsi in collaborazione, per portare ad un risultato globale che è ben più della somma delle singole parti che vi contribuiscono.
• Infine, ma non certo per ultima come importanza, la musica d ’ insieme affina la capacità di ascolto; sarà impossibile per due o più esecutori suonare insieme se non c ’ è la disponibilità e la capacità di porre attenzione alle caratteristiche timbriche, espressive e tecniche degli altri membri del gruppo.
Ognuno deve saper adattare il proprio modo di suonare a quello degli altri; bisogna “trovarsi a metà strada”, per plasmare insieme lo stesso materiale sonoro, attraverso una ricerca timbrica ed espressiva omogenea.
A questo proposito riporto le parole di Fiorentino e Orlando che condivido profondamente “La musica d ’ insieme tende a formare e valorizzare la dimensione sociale, nella quale ognuno porta e cerca di esprimere la propria individualità.” (Fiorentino, Orlando, L’insegnamento musicale 2008 p.76).
Ecco che lo sviluppo della capacità di fare musica d ’ insieme si può esprimere sia all ’ interno di gruppi strumentali piccoli o grandi, formati da strumenti diversi, sia con la pratica del pianoforte a quattro mani, che ritengo didatticamente importante per i seguenti motivi:
• In primo luogo in quanto fornisce l ’ occasione per fare musica d ’ insieme anche a pianisti principianti, che altrimenti vedrebbero preclusa questa fondamentale attività, fino all ’ acquisizione di una tecnica più avanzata.
• In secondo luogo questa pratica permette fin dalle primissime lezioni un contatto musicale ancora più stretto fra insegnante e allievo, o fra due allievi, una “condivisione” dello stesso materiale musicale.
• Infine, suonare il pianoforte a quattro mani gratifica maggiormente l ’ allievo, soprattutto nelle prime lezioni, in quanto si sente protagonista di un risultato sonoro più “accattivante”.
In particolare, in base alla mia esperienza personale sia come esecutrice che come insegnante che ha visto nascere molte coppie di “quattro mani”, voglio mettere in luce alcuni aspetti tecnico-espressivi, che tale pratica può sviluppare:
1) Coordinazione motoria: nella pratica del pianoforte a quattro mani gli esecutori dovranno non solo coordinare le proprie mani, ma anche coordinarsi a vicenda.
Questo secondo tipo di coordinazione non dovrà avvenire solo perché i due musicisti seguono rigorosamente il tempo ma perché “condividono una comune rappresentazione della musica e la usano come un punto di riferimento stabile dal quale effettuare le loro predizioni espressive. Un ’ alternativa può essere rappresentata dal fatto che i musicisti si comunicano le loro intenzioni e si coordinano l ’ uno con l ’ altro tramite la respirazione, il movimento corporeo, i gesti facciali , ecc.” (Clarke, Enciclopedia della musica IX p.293).
2) Precisione ritmica: il suonare insieme comporta la necessità di sapere eseguire con precisione sia figure ritmiche più semplici (omoritmia), che complesse.
Emerge così il bisogno di risolvere prima di tutto individualmente le difficoltà tecniche e ritmiche che ciascun pianista incontrerà nella propria parte.
3) Ricerca timbrica ed espressiva: è fondamentale che i due esecutori lavorino alla ricerca dello stesso suono e della stessa interpretazione espressiva; senza di questo si avrà soltanto una cattiva esecuzione, in cui una delle parti tenderà a prevalere sull ’ altra e in cui non vi è alcuna condivisione di pensiero musicale.
4) Aspetto armonico: si tratta di un aspetto che è possibile sviluppare fin dalle primissime lezioni, quando ancora i bambini sono in grado di eseguire con una mano o con entrambe le mani esclusivamente la linea melodica di un brano.
La presenza di un secondo esecutore permetterà l ’ aggiunta di una parte di accompagnamento e quindi del riempimento armonico; così gli allievi potranno avere una visione più completa del brano, sentendo contemporaneamente più linee musicali.

Per concludere vorrei specificare, ancora una volta in base alla mia esperienza diretta, che esiste una notevole differenza fra la pratica del quattro mani che coinvolge allievo e insegnante e quella che coinvolge due allievi.
Ritengo che sia indispensabile partire dalla prima, per dare il tempo ai bambini/ragazzi di acquisire i rudimenti musicali che in seguito consentiranno loro di avere una certa autonomia musicale.
Quindi inizialmente l ’ insegnante dovrà far notare agli allievi l ’ importanza della coordinazione ritmico-motoria fra i due esecutori, stimolando la precisione esecutiva.
Solamente quando sarà raggiunta una certa scioltezza nella lettura ritmico-melodica e la capacità di “spaziare” sulla tastiera, allora gli allievi potranno gradualmente iniziare un primo approccio di insieme; questo dovrà avvenire con brani di difficoltà ridotta rispetto alle capacità possedute dai due allievi, per non rischiare di sommare, alle difficoltà del suonare insieme, quelle delle singole parti.
Credo quindi, che il suonare a quattro mani fra due allievi, come anche fra due professionisti, sia al tempo stesso difficile ma anche estremamente piacevole, perché mette fortemente in luce l ’ aspetto ludico del suonare uno strumento; in fondo, come dice Francois Delalande, “la musica è un gioco da bambini”.
In conclusione questa trattazione si pone come duplice obiettivo quello di tracciare il percorso storico del pianoforte a quattro mani e di fornire un valido aiuto a coloro, pianisti, insegnanti, allievi, che decidano di accostarsi a questa pratica musicale; per tale motivo accanto alle opere di carattere didattico di attuale reperibilità sul mercato vengono citati brani privi di chiare indicazioni bibliografiche.
Purtroppo, infatti, proprio a causa della scarsa importanza spesso attribuita a questo genere musicale, non è stato possibile inserire per tutte queste composizioni una chiara indicazione editoriale; si tratta in alcuni casi di opere inedite, in altri casi di lavori pubblicati in passato ma ormai fuori stampa, di composizioni che è stato possibile reperire solo in base ai programmi di sala, o ancora di volumi contenuti negli archivi di biblioteche sparse in diverse parti del mondo.
In ogni caso mi auguro che la documentazione fornita sia il più esauriente possibile, affinchè si possa assistere ad una graduale riscoperta e ad un recupero di un materiale musicale così vasto e prezioso.

 
 
 
  Altre opere correlate all'autore Cristina Donnini
 

Pubblicazioni

  Federico Mompou
   



Smartware